Sabato 25 Febbraio nel campo Socio Educativo The Shire, ha avuo luogo il primo modulo di Vitivinicoltura kids, un percorso stagionale di quattro eventi, disegnato da Edutainment Formula in collaborazione con Cascina Boccia per avvicinare i ragazzi e le famiglie all’arte della vitivinicoltura.
Quando ero piccolo, era normale per me sentir parlare di zuccherina, avere le mani viola, pigiare l’uva, usare il torchio ed imbottigliare … Oggi, sono consapevole di rappresentare l’ultima generazione che ha visto i Nonni lavorare la terra, vendemmiare, raccogliere le olive, quindi sento la responsabilità di passare queste tradizione non solo ai miei figli, ma a tutte le famiglie che incontro grazie al mio ruolo di educatore salesiano.
L’incontro con Anna Laudisi di Cascina Boccia, proprio mentre stavamo smielando con Zaira, Lara ed i ragazzi di Apicoltura Kids lo scorso Luglio, ha permesso di realizzare ciò che per me era… un sogno!
La fase di progettazione di vitivinicoltura kids non è stata semplice, e solo grazie ai miei amici d’infanzia Paolo, Maurizio e Fabio ho potuto mettere insieme tutte le attrezzature necessarie che mi aveva indicato Anna.
Poi Marco Tacchino ha fatto il resto, acquistando le barbatelle di Vermentino e Bianchetta, le qualità che un tempo crescevano nelle vigne di Bavari. E’ stato proprio il Dottor Marcello Villa che me l’ha confermato.
Nel nostro primo incontro, l’obiettivo era quello di costruire un vigneto di 9 filari:
L’appuntamento per le famiglie era fissato per le 10.00, con la promessa che alle 18.00 avremmo finito in tempo per l’apericena e la degustazione dei vini di Cascina Boccia all’Osteria Cacciatori di Bavari.
Era così che molto spesso finivano le giornate di lavoro o le battute di caccia dei nostri Nonni: all’Osteria dei Cacciatori… a parlare di cose semplici e leggere come la caccia, il calcio, il ciclismo.
E’ così che con Antonietta abbiamo pensato di organizzare questo momento di incontro per riscoprire lo spirito e l’allegria di valori lontani dai social network, da tecnologie complesse e dalle forme più moderne di intelligenza artificiale.
La giornata è filata veloce e senza intoppi particolari ed in meno di 8 ore di lavoro i pali, le barbatelle, il filo e le barre di ferro, avevano preso forma in un impianto perfettamente squadrato che tra tre anni produrrà dai 150 ai 200 litri di vino autoctono.
Strano vero? Fare dei progetti a lungo termine come questo, in un tempo in cui ormai i nostri ragazzi non hanno nemmeno più la pazienza di aspettare l’acqua che bolle per buttare la pasta…
Comunque, “pazienza” a parte. L’attività di ieri ci dimostra che, quando si hanno le competenze e gli attrezzi giusti si può fare qualsiasi cosa e si può dare un reale valore al tempo che abbiamo a disposizione, per sentirsi efficaci, soddisfatti ed utili non solo per se stessi, ma anche per la nostra comunità e per chi verrà dopo di noi.
E’ questa la sensazione che dobbiamo cercare di passare ai giovani, affinché non vengano rapiti prima dalla noia e poi da altre situazioni e scelte “trasgressive” che da un lato riempiono i vuoti delle loro vite, ma dall’altro li allontanano da ciò che di buono potrebbero fare per se stessi e per la loro comunità.
E’ questo che dobbiamo dare ai giovani: competenze attrezzature e fiducia. Don Bosco l’aveva capito tanto tempo fa.. e proprio da una famiglia dell’oratorio mi viene in regalo la più bella riflessione della giornata, grazie Roberta:
“Buongiorno Luca, stavamo cercando due parole per dire quanto è stata bella la giornata di ieri. Bella per Mafalda, e questa volta, visto che abbiamo partecipato bellissima, anche per noi genitori. Un’esperienza che non avremmo mai potuto fare diversamente quindi per noi una giornata speciale.
Non è stato semplicemente un piantare di pali e piantine, ma imparare che nulla viene lasciato all’approssimazione, che la vigna si costruisce, che quelle che si piantano si chiamano barbatelle, che nel piantare i pali dei filari pensi già alla direzione del vento.
Che i pali fuori squadro si raddrizzano perché la vigna possa essere bella anche alla vista oltre che pronta alla poca lavorazione meccanica che consentirebbe se fosse altrove. La bellezza, pura e intima, dello stare in squadra e vicini alla Terra. Le ginocchia inzaccherate dei bambini piegati sui buchi per allargare bene le radici, il condividersi i compiti per portare a termine il lavoro in giornata.
Il chiedere ad Anna e Marco se stavi facendo bene. La bellezza di un lavoro manuale, del guardare il lavoro finito, del sentirsi bene e di sorprendersi che non credevi sarebbe stato così bello.
Grazie Luca. Ringrazia tanto anche Stefania per l’accoglienza 🙂 Sono sempre un po’ retorica nei messaggi ma mi sembrava giusto scrivere quello che pensiamo. Grazie e buona domenica!”